Marguerite Yourcenar e il baltico

02.12.2014. 19:09

Marguerite Yourcenar e il baltico*

di Giampiero Mele

Il 4 novembre 1918 terminava in Italia la Prima guerra mondiale, la prima guerra di distruzione di massa della Storia con i suoi 20 milioni di morti.

Non per la Lettonia, un Paese dove si produce più Storia di quanta se ne possa consumare. Perché nel ’19-’20 si combatteva ancora in Lettonia? Perché con i tedeschi?

Prima di rispondere a questi quesiti e inquadrare lo straordinario romanzo della Yourcenar Le coup de grace nel suo contesto storico dobbiamo ripercorrere brevemente la storia della Lettonia, terra di confine fra occidente e mondo slavo, continuo terreno di scontro fra civiltà.

La prima citazione scritta sui popoli baltici è di Tacito nel suo Germania dove tra l’altro descrive la “via dell’ambra”, via commerciale che univa l’Impero romano alle popolazioni baltiche (ne sono prova i numerosi ritrovamenti di monete romane). Abbiamo quindi una continuità politico-amministrativa-commerciale che non casualmente ritroviamo oggi nell’Unione europea: tra l’altro il 21 dicembre cadranno i confini e si potrà andare da Palermo a Helsinki via terra senza dover mostrare il passaporto, come nella via dell’ambra.

Nel 1201 viene fondata Riga dal vescovo Alberto, e i cavalieri Teutonici conquistano e convertono al cristianesimo i paesi baltici.

I cavalieri Teutonici erano uno dei tre ordini religiosi combattenti in Terra Santa insieme ai Templari e agli Ospitalieri (oggi Cavalieri di Malta); abbandonate le crociate vennero indirizzati da Papa Innocenzo III a combattere i pagani del nord, ossia i Prussiani o Prutenici, popolazione estinta con la loro lingua, e i popoli baltici.

Bernard de Clervaux o Bernardo di Chiaravalle, intervenendo nel dibattito se i monaci potessero o no combattere, aveva proclamato che uccidere un pagano non era un omicidio ma un malicidio, nel caso dei baltici per la prima volta ciò si applica a popolazioni europee. Da notare anche che i Teutonici, a differenza dei Templari e degli Ospitalieri, che annoveravano cavalieti da più nazionalità, erano composti solo da tedeschi, e anche per questo soffrivano molto le torride temperature di Gerusalemme e si trovarono meglio in quella che fu chiamata la Crociata del ghiaccio.

Nel 1629 la Lettonia viene occupata dalla Svezia; nel 1710 dalla Russia; nel 1819 viene abolita la servitù della gleba, che nell’impero zarista sarebbe scomparsa solo nel 1861.

Nel 1812 per paura di un attacco di Napoleone i sobborghi di Riga, composti da case in legno, vengono bruciati dallo stesso governatore. Arriviamo quindi al periodo storico di Le coup de grace di cui la Yourcenar, pur non dettagliatamente, ricostruisce in maniera magistralel’atmosfera; lo smarrimento delle guerre civili, gli amici che diventano nemici, il «non si fanno prigionieri».

Come si può amare quando non si sa se domani saremo vivi?

Sofia ama, ama perdutamente la persona sbagliata sino all’estremo sacrificio.

Nella Prima guerra mondiale la Lettonia perse 250.000 militari e 700.000 civili, circa il 30% della sua popolazione. Ma la sua guerra non finì nel 1918, bensì durò altri due anni che sono appunto il periodo storico trattato nel libro.

Riassumere il caos di quei due anni sarebbe arduo da seguire e d’altronde il libro della Yourcenar ce lo descrive egregiamente.

Tuttavia alcune informazioni storiche ancora oggi poco note possono aiutare a capire cosa avvenne in questo lontano nordico fazzoletto di terra.

Nel febbraio 1918 i tedeschi occuparono la Lettonia e il 3 marzo 1918 i sovietici rinunciarono ai paesi baltici e alla Finlandia.

I tedeschi pensavano già di formare un gran ducato di Lettonia, ma Il primo novembre persero la guerra. Così Caporetto e Vittorio Veneto aiutarono l’indipendenza lettone. Tuttavia, truppe tedesche sbandate e di altre nazionalità si riorganizzarono nella cosiddetta “armata di ferro” agli ordini del generalel von Goltz. I sovietici erano guidati dal generale Stucka.

Il caos dei due anni seguenti fu tale che si arrivò ad avere sette governi provvisori.

Quello che colpisce è che le potenze occidentali appoggiarono segretamente “l’armata di ferro” e la Baltische Landeswher, in funzione anti-bolscevica.

Ancora tradimenti, invasione e violenza per la Lettonia.

Tuttavia questa volta i lettoni riuscirono a ribellarsi, il primo novembre 1919 Riga fu liberata dalle truppe tedesche, e da allora quello è celebrato come giorno dell’indipendenza. Per liberarsi dalle forze sovietiche che ancora si trovavano sul loro territorio, i lettoni si dovettero alleare con i polacchi del maresciallo Pilsudski, vincendo insieme il 21 gennaio 1920.

Il primo agosto 1920 l’Unione sovietica riconosceva l’indipendenza lettone e fondamentalmente divenne la prima nazione a riconoscere la Lettonia de jure. L’Unione Sovietica e la Lettonia firmarono un trattato di pace, in cui la Russia sovietica riconosceva l’indipendenza lettone. Il trattato diceva:

La Russia sovietica riconosce incondizionatamente l’indipendenza dello stato lettone e la sua sovranità, e rinuncia per sempre a tutti i diritti che appartenevano alla Russia rispetto alla terra e al popolo lettone.

Sofia è la Lettonia. Con il suo gesto estremo vuole farci sentire in colpa e, come ammette Eric, qualche volta ci riesce.

È stata stuprata, occupata, violata, ha perso la sua identità e i suoi valori, ha cercato di ribellarsi senza successo, ma ci ricorda che il desiderio della libertà non muore mai, scorre, penetra come l’acqua, che non puoi imprigionare. La Yourcenar scrive A coup de grace a Sorrento nel 1938; nel bel mezzo del Mediterraneo descrive, con il suo consueto rigore, la guerra in un lontano e freddo Paese nordico. Così come Ibsen scrisse Casa di bambola a Roma, teorizzando che «vediamo meglio le cose da lontano, descriviamo meglio una giornata estiva durante un giorno d’inverno».

Ma nella sua sensibilità di artista non poteva non sentire i tempi cupi che stavano arrivando. Il 23 agosto 1939 la Lettonia viene di nuovo venduta e tradita con il patto Molotov-Ribbentrop; nel 1940 invasa dai sovietici, nel 1941 dai nazisti e nel 1944 di nuovo invasa, anche se poi liberata, dai nazisti. Per loro la Seconda guerra mondiale finirà solo nel 1991.

Ancora una volta Sofia ci guarda, con gli occhi della vittima predestinata; non chiede aiuto, perché tante, troppe volte non lo ha ricevuto. Ritroviamo questi temi nello scritto sull’Europa di Mara Zalite, scrittrice lettone:

Nel 2004 la Lettonia è entrata nella Nato e nell’Unione europea.

Il 21 dicembre 2007 entrerà in Schengen con gran parte dei paesi della Nuova Europa, cioè, come abbiamo detto, cadranno i confini.

Speriamo che la Lettonia non abbia più bisogno di aiuto perché questa volta non potremmo più voltare la testa, non potremmo più tradirla, saremmo legati al suo destino.

Speriamo in futuro non ci siano più altre Sofia, né altre guerre: per noi occidentali non sarebbe più solo un romanzo.

* Tratto da: Giampiero Mele, Per una rilettura della Modernité di Marguerite Yourcenar a vent’anni dalla morte, atti del seminario svoltosi presso l’Istituto Nazionale di Studi Romani, 14 novembre 2007.


Tratto da "Fili d'ambra. Il Rinascimento del Baltico." di Mario Geymonat e Giampiero Mele, Sandro Teti Editore.